17/02/2021 - Le storie siamo noi. L’orientamento formativo nell’approccio narrativo
Di Luca Tardiolo - Presidente di Adifor APS (Dire Fare Orientare)
Gli individui oggi si trovano ad affrontare scelte, decisioni e cambiamenti con maggiore frequenza rispetto al passato. Il numero elevato di transizioni formative, professionali e personali cui l’individuo è soggetto comporta una ricorsività dei momenti di scelta che tende l’identità dei soggetti in diverse direzioni in un processo di continua ri-costruzione di sé e adattamento a cambiamenti imposti e non. Il carico del soggetto nel processo di costruzione della propria identità, di definizione degli obiettivi di progetto per la vita e per il lavoro è intenso e ancor più rilevante se si pensa alla velocità delle mutazioni tecnologiche, socioculturali che caratterizzano il nostro tempo.
Scelte ricorsive e reversibili nelle quali i soggetti sperimentano una vita solitaria, decaduti ormai i passati sistemi di significazione culturale (le ideologie e le religioni) e i repertori di esperienza insiti delle generazioni passate. Questi importanti frame di passaggio delle pratiche culturali non sono tramandati anche in ragione della difficoltà di sedimentarle e farle proprie da parte delle generazioni più giovani sottoposte a un continuo adattamento a snodi della vita e a riti di passaggio anch’essi ricorsivi e autodefiniti al di fuori di una cornice di significato di larga portata.
Queste dinamiche spesso vengono raccontate con la crisi dei vari sistemi che governano la nostra società. Il sistema di Istruzione e quello della Formazione sono gli esempi più riconosciuti nei quali ricercare le cause e le ragioni della mancanza di appeal e dell’incapacità di risposta ai bisogni educativi che esprimono per gli studenti. Non sempre però questa ricerca aiuta concretamente a risolvere tale crisi che è esterna nei cambiamenti apportati nel modo di fare educazione, pensiamo alle tecnologie a disposizione oggi per il trasferimento di conoscenza, e interna rispetto agli obiettivi di sistema che devono porsi nell’unione tra insegnamento e apprendimento all’insegna della maturazione di competenze utili alla vita per i discenti.
Discenti che oggi non percepiscono come significativamente utile alla loro vita il percorso di istruzione nel quale sono o sono stati attori.
In questo contesto si inserisce l’orientamento nella nuova funzione che gli viene demandata, in particolare pensiamo all’approccio raccomandato dall’Unione Europea in cui l’individuo è protagonista del suo percorso e dove il lifelonglearning richiede, per avere successo, forti capacità di auto-orientarsi.
Orientare non più e non solo in supporto dei momenti di transizione definiti in ottica processuale e consulenziale, ma come orientamento metodo di sviluppo della persona e nella persona di una serie di competenze di auto-orientamento utili alla vita: conoscersi e riconoscersi, presentarsi, definire e diagnosticare obiettivi e piani di azione, saper progettare, saper immaginare il futuro, etc..
Nella metodologia di orientamento formativo si inserisce quindi l’approccio all’orientamento narrativo: un metodo, e un repertorio di strumenti che si serve di pratiche narrative per consentire ai soggetti lo sviluppo di competenze di autorientamento, autodirezione e a favore dell’empowerment personale e sociale.
L’assunto fondamentale di questo approccio all’orientamento formativo è che attraverso la frequentazione delle storie e delle narrazioni abbiamo la possibilità di implementare competenze che ci permettono di gestire le nostre scelte e di negoziarne il significato con noi stessi e con gli altri.”
Tale assunto prende avvio dalla rilevanza degli studi e delle ricerche in merito al pensiero narrativo che negli ultimi anni hanno fatto da specchio all’utilizzo, anche professionale, dello storytelling sia nella dimensione del Privato, pensiamo al marketing ad esempio, che nella dimensione del Pubblico, in termini di governo dei cittadini, ma anche di concorrenza politica.
Raccontare storie non è però mero strumento di governo dall’alto, ma è anche disposizione naturale dell'uomo che attraverso le storie accede a repertori di comportamento e di relazione con sé stessi e con gli altri. Oggi la capacità dei singoli di combinare micro-narrazioni in maniera consapevole per orientarsi assume il ruolo di arma di difesa in relazione alla numerosità delle storie che vengono proposte continuamente al soggetto attraverso i media e alla connotazione non soggettiva, ma preconfezionata, di questo poderoso impianto di significazione della realtà, del quale il metodo narrativo vuole il soggetto non solo fruitore, non solo attore, ma soprattutto autore.
In questo senso è importante sottolineare come nella visione del metodo in questione ognuno può costruirsi come storia, e ciò grazie all’uso di materiali narrativi: nei percorsi di orientamento narrativo si producono, leggono, costruiscono e fruiscono testi di vario genere e di largo respiro, che possono agire a livello metaforico in ragione del fatto che ciascuno di noi è il prodotto delle storie che racconta a se stesso e su se stesso, delle storie che gli altri raccontano su di lui e delle storie lette, ascoltate, osservate nel corso della propria vita.
L'orientamento narrativo si avvale delle conoscenze maturate negli studi di diversi rami di conoscenza, l'antropologia, la psicologia sociale, la sociologia della vita quotidiana, gli studi citati sul pensiero narrativo e naturalmente la pedagogia.
I percorsi formativi nell’orientamento narrativo vengono svolti attorno a narrazioni guida caratterizzanti, in particolare romanzi, che si è ritiene possano, attraverso le vicende che propongono, stimolare la riflessione sulle variabili nodali dell'orientamento e che metaforicamente siano da esempio di esperienza in diverse situazioni. Il fine è quello di orientare le persone nel fronteggiamento di una situazione e nell'associazione o completamento di atti e comportamenti nei quali rispecchiare le proprie modalità d'essere. L’approccio narrativo all’orientamento può essere proposto in diversi ambiti, nell’esperienza scolastica solitamente di declina in incontri di 2 ore e mezza gestiti da un conduttore con la presenza di un professore in aula, in cui vengono proposte attività elaborate sui bisogni orientativi del target e descritti per competenze, introdotte da uno stimolo narrativo al quale segue, nella maggior parte dei casi, l'utilizzo di una scheda attività seguita ancora dalla restituzione della stessa quasi sempre in modalità plenaria.
I cambiamenti che la metodologia narrativa dell’orientamento vuole favorire riguardano l’area dell’autovalutazione e della presentazione di sé in cui le narrazioni permettono un arricchimento delle proprie descrizioni, l’incremento di aggettivi, interessi e in generale l’articolazione del racconto di sé che spesso corrisponde a una migliore percezione della propria complessità, delle proprie risorse con un discreto incremento della percezione di autostima. Questi impatti sono fortemente facilitati dal gruppo e dalle attività dei percorsi di orientamento narrativo volte all’apertura all’altro, che spingono a raccontarsi in un contesto protetto. Lo stupore e la fiducia legate a dinamiche di accoglienza da parte del gruppo nel corso e l’interesse per le storie degli altri appaiono elementi cruciali per collaborare all’incremento di fiducia nell’altro grazie ad una migliore opinione di sé.
Riferimenti
F. Batini, G. Del Sarto Raccontare storie. Politiche del lavoro e orientamento narrativo, Carocci 2007
F. Batini, Orientare per non disperdere: le storie siamo noi. Una ricerca sperimentale sull'orientamento narrativo nelle scuole secondarie di Livorno, Pensa Multimedia 2011
K. Maree, Dar forma alle storie. Guida al counseling narrativo, Giunti 2011
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